Partiamo da una precisazione: oggi con il termine hoverboard si tende a considerare tutti i piccoli mezzi di trasporto autonomi sul mercato, che invece si differenziano a seconda delle caratteristiche. Hoverboard è propriamente quello “mono”, cioè composto dalla sola base dove mettere i piedi e da guidare con lo spostamento in avanti o indietro del corpo.

Poi ci sono le versioni con il manubrio, in pratica dei monopattini elettrici, e tante altre declinazioni: dallo skate con batteria ricaricabile ai monocicli con seduta, fino a quelli a una sola ruota.


Se i monopattini funzionano come semplici scooter, con una manopola sul manubrio da girare in senso orario o antiorario per accelerare o frenare, i modelli più futuristici, con la sola piattaforma di appoggio, si muovono grazie a sensori che percepiscono l’inclinazione del peso, che regola la partenza, lo stop e le sterzate a destra o a sinistra.

Sembra tutto molto complicato ma dopo un paio di prove (cadute comprese) sembrerà di andare sui pattini, con un livello di controllo anche maggiore. Ovviamente tutti hanno un’autonomia limitata, dai 10 ai 20 km, con la necessità di ricaricare ogni aggeggio almeno per qualche ora prima di riutilizzarlo, almeno per evitare il rischio di tornare a casa con un bel peso sottobraccio.

Se accessori del genere sono diventati così famosi è anche merito dei VIP, che come spesso accade li hanno portati per strada prima che la massa potesse metterci gli occhi sopra. Restano epiche le scorrazzate, indoor e outdoor, di Justin Bieber oppure il video in cui Edison Cavani e i compagni di squadra, Marquinhos e Kurzawa, sfrecciano per le strade di Doha a bordo di due hoverboard e di un monopattino elettrico. Ma gli esempi non finiscono qui, la lista è davvero lunga: Jamie Foxx, Lily Allen, Usain Bolt e Mike Tyson, che ha dimostrato di non avere più l’elasticità di un tempo.

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