luigi milucci altroversoBIOGRAFIA
Giornalista e autore televisivo, collabora da tempo con i periodici nazionali Vero, VeroTV, Vero Salute, Donna al Top e Stop dove si occupa di interviste esclusive ai big del mondo dello spettacolo. Ha scritto programmi TV di grande successo per numerose emittenti televisive. Nel 2013, riceve il prestigioso Premio Internazionale Domenico Aliquò per il giornalismo, mentre nel 2014 viene insignito di uno speciale riconoscimento nell’ambito dell’International Wedding Conference.

Oggi ho intervistato per voi di “Altroverso Magazine” Luigi Miliucci.

D. Come è stato il tuo percorso per diventare giornalista?
R. È stata una strada lastricata, come per tutti quelli che scelgono questa professione, da passione, stimoli, difficoltà e grande tenacia. Io, però, non ho mai avuto dubbi: questo sarebbe stato il mio mestiere. Da bambino non sognavo, come i miei amichetti, di fare l’astronauta, il calciatore, o il medico, io volevo scrivere. Ho cominciato lavorando per alcune testate online, ho viaggiato tanto e ho messo al servizio di chi mostrava di apprezzarla la mia voglia di raccontare ciò che ci circonda. Parallelamente mi sono dedicato alla scrittura televisiva, guidato dal desiderio di svecchiare il linguaggio del piccolo schermo nostrano.

D. Quali università o master pensi siano più indicati per intraprendere la carriera da giornalista?
R. Io ho frequentato il liceo classico, quindi mi sono laureato in Scienze Politiche, perché sono sempre stato affascinato dalle dottrine storiche, politologiche e sociologiche. Non credo esista, però, una strada universalmente valida per tutti. Un bagaglio culturale importante è condizione fondamentale per intraprendere questa professione, ma ognuno può costruirselo come meglio crede. Accanto a un percorso formativo solido, credo sia utile coltivare stimoli, motivazioni e spirito di sacrificio.

D. Quali sono, secondo te, i virus che in questi anni infettano maggiormente il mondo del giornalismo italiano? E’ davvero a rischio, come sentiamo spesso ripetere, la libertà di stampa? E col temutissimo “bavaglio”, come la mettiamo?
R. Credo che la nostra stampa sia assai più libera e onesta di quello che, abitualmente, si crede. Il nostro, è vero, è un Paese dalle mille contraddizioni e, per questo motivo, difficile da raccontare, ma troppo spesso si pensa erroneamente che la visione offerta dal giornalista sia partigiana, o peggio distorta. Il bavaglio andrebbe messo a chi si riempie la bocca di insulti ingenerosi verso la categoria. La stampa popolare, di cui, con grande orgoglio, faccio parte, mai come in questo momento così difficile per il nostro Paese svolge una funzione di straordinaria importanza. Storie di vita familiare, grandi amori, matrimoni e gravidanze, che hanno per protagonisti i big del mondo dello spettacolo, regalano al lettore un po’ di sana evasione, permettendogli di cancellare dalla sua mente il pessimismo, il grigiore e le oggettive difficoltà che ci circondano.

D. Giornalisticamente parlando, quali sono i maestri ai quali ti ispiri?
R. Ho la fortuna di lavorare al fianco di direttori giovani e capaci. Laura Bozzi, Laura Avalle, Paolo Mancini e Daniele Urso, che dirigono i periodici Vero, VeroTV, Vero Salute, Donna al Top e Stop, mi hanno insegnato tanto e hanno avuto un ruolo fondamentale nella mia crescita professionale. Non posso non essergli grato per la fiducia riposta nei miei confronti e per avermi trasmesso ogni giorno, con il loro esempio, valori, insegnamenti e suggerimenti preziosissimi. Tra i miei modelli di giornalismo non posso non annoverare Federica Sciarelli: una professionista di altissima levatura, una fuoriclasse del mondo dell’informazione, capace di trattare argomenti spinosi e delicati con una sensibilità davvero straordinaria e fuori dal comune. E poi, colleghi con cui ho la fortuna di dividere da tempo la mia strada professionale e che rappresentano dei “fratelli”, i migliori compagni di viaggio che potessi scegliere: Tommaso Martinelli, Mario Maellaro e Giuseppe Zaccaria.

D. Tra i tanti VIP intervistati chi è colui che ha maggiormente colpito la tua attenzione e perché?
R. Mi piace scavare a fondo nei meandri del percorso di vita di chi mi è di fronte. Ciò significa tirar fuori emozioni, portare a galla vissuti e narrare al lettore gli aspetti sorprendenti e curiosi della dimensione più privata dei loro beniamini. Per questo motivo, amo le persone che si raccontano con generosità, che non si trincerano dietro risposte di facciata e che sanno emozionare me per primo. Penso a Federica Sciarelli, a Rita Dalla Chiesa, a Lorella Cuccarini, Antonella Clerici, Carlo Conti, Milly Carlucci e Al Bano. Persone e non personaggi, che rispettano il lavoro di chiunque, compreso il mio, e che, lontani anni luce dai cliché dei divi superbi e capricciosi, si mostrano per quelli che sono: grandi professionisti che, con fatica e sacrifici, hanno ottenuto, senza che nessuno gli facesse sconti, ciò che meritavano.

D. Scrivi per molti giornali nazionali, questo ti porta ad interagire con svariate personalità quotidianamente, c’è un personaggio in particolare che vorrebbe intervistare? Per quale motivo?
R. Tra i sogni impossibili, c’è quello di fare una bella intervista a grandi nomi della nostra storia recente che, purtroppo, oggi non ci sono più: Aldo Moro, Alberto Sordi e il cardinal Martini. Mentre tra quelli viventi, ma altrettanto impossibili, direi il papa emerito Benedetto XVI. La sua rinuncia al papato rappresenta l’episodio più rivoluzionario e incredibile che il nostro Paese abbia visto negli ultimi anni.

D. Sul fronte televisivo a quali progetti ti stai dedicando in questo periodo?
R. Sto dando una mano a una squadra di amici impegnata nella realizzazione di un programma dedicato al mondo della medicina: Salute-Istruzioni per l’uso, condotto da Roly Kornblit, in onda su ABC. La vera sfida che la TV del futuro dovrebbe assumersi è proprio questa: smetterla una buona volta di acquistare format stranieri e ridare slancio alla creatività e alle buone idee che abbiamo in casa nostra. Questo, per esempio, è un programma di servizio nel senso più vero dell’espressione: un programma cioè che si pone al servizio del telespettatore, usando un linguaggio volutamente semplice e di facile comprensione, cercando così una chiave di approfondimento meno seriosa e noiosa di quella usata normalmente dalle trasmissioni che si occupano di medicina. La nostra TV ha bisogno di una ventata di rinnovamento. Basta trasmissioni che si copiano a vicenda! Solo così il piccolo schermo potrà recuperare il terreno perduto a vantaggio dei nuovi media e riaccogliere un pubblico più giovane.

D. Il tuo sogno nel cassetto è… ?
R. Un libro tutto mio, una casa in riva al mare e, chissà magari tra dieci anni, un’edizione del Festival di Sanremo che mi veda nelle vesti di autore.

D. Quali consigli, per concludere, ti sentiresti di dare a chi sogna di diventare giornalista?
R. È il mestiere più bello del mondo. È vero è una strada tortuosa, impervia e sempre in salita, ma vale la pena tentare di percorrerla. Le difficoltà incontrate faranno sì che il sudato raggiungimento delle successive vette sia ancora più emozionante.

A Luigi Miliucci un grosso in bocca al lupo per la sua carriera da parte di tutta la redazione.

Intervista realizzata da Ilaria Solazzo.

“Quando un’intervista vista l’ora è appena finita, una nuova intervista è appena iniziata.
Un’intervista per amare, per sognare, per vivere…”

Materiale fornito a titolo completamente gratuito da Ilaria Solazzo e Luigi Miliucci per “Altroverso Magazine” ed “Altroverso Radio”.

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