adolfo trinca fotografia_altroversoBiografia: Adolfo Trinca (Frascati, Roma, 22 giugno 1971) è molte cose fra le quali progettista software, fotografo, blogger, attore, marito e soprattutto un padre felice.
Diplomatosi all’istituto tecnico di Frascati, inizia nel 1991 a lavorare nel campo dell’informatica, tutt’oggi la sua occupazione principale, appassionandosi nel contempo a tutto quello che aveva una tastiera o almeno più di tre tasti da schiacciare.
Già dall’anno prima, 1990 inizia a dedicarsi alla fotografia in maniera continuativa ed appassionata, avendo però il freno dei costi. Al contrario del digitale, l’analogico non permetteva cosi facilmente di fare l’autodidatta, pellicola sviluppo e la stampa erano costi notevoli da sostenere.
Nel tempo Adolfo ha avuto molte passioni la più grande delle quali, al pari della fotografia e senz’altro il teatro. Ha avuto la possibilità di collaborare con vari programmi televisivi, come comparsa e di portare in scena (teatro) spettacoli come “La Famiglia” e “Hamlet for simple man” collaborando con associazioni quali Olivieri Ravelli Teatro.
Adolfo, alla continua ricerca di migliorarsi, ha frequentato molti corsi e workshop fotografici sino ad arrivare oggi, con l’associazione “Diritti & Rovesci onlus” della sua amica Francesca Moretto, alla organizzazione in proprio di molti eventi di successo, grazie anche alla collaborazione del suo amico e “socio” Fabio Orfino.
Adolfo tiene un blog dal 2006 che parla di fotografia www.nonsoloreflex.it

Intervista ad Adolfo Trinca

D. Come è nata in te questa passione per la fotografia? Quando hai iniziato ad appassionarti di fotografia?
R. Sin da piccolo ho sofferto il fascino per le cose tecnologiche sia che comportassero l’utilizzo di ingranaggi o di componenti elettronici. Le macchinette fotografiche erano uno di quegli oggetti che mi davano molta da pensare. L’episodio chiave, la svolta, fu nel 1990, in un edicola davanti l’ingresso dell’ospedale S. Giovanni di Roma. Andavo in caserma, erano le 6.30 di mattina. Davo un’occhiata a riviste e fumetti, altra passione, dato che la sera avrei montato la guardia. Ad un certo punto… eccolo li! “I segreti della fotografia” una delle guide della rivista Fotografare. Ho preso la vecchia macchinetta fotografica dei mie, regalo di nozze del 1960, ci ho messo qualche rullino dentro e via ho ricominciato a fotografare. I costi non erano uno scherzo per me ma la passione si sa fa andare avanti comunque. Qualche decennio dopo, con l’avvento del digitale, le cose iniziarono a farsi più semplici. Dopo varie compatte succede che mi sposo e succede che decidiamo di andare in Australia. Quindi acquisto la mia prima reflex digitale, una Nikon D80 tramite la quale ha riscoperto il piacere di fare fotografia.

D. A che miti della fotografia prendi spunto? Qual è la tecnica che prediligi? Perché?
R. Banalmente Henri Cartier – Bresson per la sua geometria e il suo attimo, consiglio a tutti la lettura del suo “L’immaginario dal Vero”. Non è un libro che parla di tecnica ma un assoluto must to have. Altro grande fotografo e senz’altro Steve Mc Curry per i suoi ritratti, per la capacità che ha di tirar fuori l’anima delle persone che ritrae, capacità da ritrattista quale vorrei essere gli invidio da morire. Se parliamo invece di fotografi “moderni” non posso non pensare a Monica Silva oppure Giorgio Benni. Ognuno dei due eccelle in quello che fa.

D. Quanto a tua opinione muta il ruolo del fotografo nella società odierna ? Mi riferisco in primis al passaggio dal rullino al digitale e alla semplicità di utilizzo di macchine fotografiche  professionali da parte di tutti  o quasi i soggetti, oltre ovviamente all’abbattimento dei costi.
R. La fotografia è passata attraverso varie fasi, da quella sperimentale a quella di viaggio sino ad arrivare ad un uso artistico dello strumento, il digitale non è altro che una sua ennesima evoluzione. La parte tecnica consente cose che prima non si potevano fare, ma questo anche grazie ai nuovi obiettivi sempre più performanti. La diffusione di massa di macchine dalle performance impensabili sino a 10 anni fa, almeno per gli amatori, a portato un livellamento della qualità generale delle immagini prodotto ma non verso il basso a mio parere. Ritengo che molti professionisti siano stati costretti ad eccellere per rimanere vivi, spostando a loro volta l’asticella in alto. Discorso a parte i vari Istagram, Polaroid, ecc.

D. Qual è il tuo scatto migliore? Cosa rappresenta per te? Che tecnica hai utilizzato? Cosa volevi sublimare nell’immagine? Qual era la vera essenza?
R. Come chiedere ad un genitore quale sia il suo figlio più bello. Diciamo il ritratto fatto ad Adriana. Un bianco e nero con un trucco molto forte ispirato alla Morte del Cigno (https://www.flickr.com/photos/adolfo_trinca/7196837302/lightbox/). Ho utilizzato un semplice flash da slitta montato su un treppiede ed un softbox 40×60 posto a 45 gradi davanti al fiso di Adriana. Un bel bianco e nero pubblicato anche su Digital Photography Italia qualche tempo fa, Giugno 2013 per l’esattezza (https://www.facebook.com/photo.php?fbid=458619330889890&set=a.451204928297997.1073741828.440749636010193&type=1&theater). La sua vera essenza la conosciamo in due e cosi la cosa deve rimanere, ognuno ha il diritto poi di dare il proprio significato alla fotografia che guarda.

D. Come dovrebbe iniziare un giovane che si appassiona di fotografia? Cosa dovrebbe fare? Quali sono le mosse giuste da seguire in questo mestiere? Quanto la crisi economica influisce?
R. Non essendo un professionista non posso dare pareri professionali ma fare alcune riflessioni ad alta voce. Il mercato è in flessione e l’unico modo per affermarsi è senz’altro quello di essere diversi. Offrire lo stesso prodotto in maniera personale e riconoscibile. Per fare questo ritengo sia necessario avere una tecnica impeccabile della strumentazione che sia dignitosa, a mio parere si deve usare quello che serve e non l’ultima diavoleria presente sul mercato altrimenti si è sempre indietro. Aggiungo la perfetta conoscenza di tutta l’attrezzatura che si utilizza e poi farsi una cultura fotografica, che è cosa diversa dalla tecnica. Chi ha la fortuna di avere studi artistici è avvantaggiato a mio parere ma se si ha qualche cosa da dire prima o poi si raggiungeranno degli ottimi risultati. Ah, non esistono pappe pronto, schemi di luce o dati exif che tengano se non si ha nulla da dire, questo va messo bene in mente.

D. Cos’è per te la fotografia? E Cosa non dovrebbe essere invece?
R. La fotografia per me è un modo per esprimere la mia creatività altrimenti inespressa. E se uno non usa la propria creatività prima o poi la perde. Cosa dovrebbe essere? Un modo per aiutare gli altri. Anche se in alcune occasioni cosi è stato…vorrei lo fosse molto più spesso. Ma ci sono alchimie che non sempre si ha l’opportunità di ripetere.

D. Quanto psicologicamente parlando, uno che svolge la tua professione , deve essere malleabile e riuscire a mettere a proprio agio la persona che si fotografa, cogliendone i tratti salienti?
R. Come ho già detto, avere qualche cosa da dire è fondamentale cosi come è fondamentale saper tirar fuori quello che l’altro ha o meglio vuole dire. Non parlo di modelli professionisti con i quali ho lavorato poche volte, ma delle fotografie che per passioni si fanno ad amici o conoscenti magari. Saper mettere a proprio agio le persone è molto importante…per questo non so mai cosa rispondere alla domanda “Quanto di vorrà a fare le foto?”. La mia risposta in genere è che dipende da te e da quanto tempo ci metti ad arrenderti al tuo io. Molte volte questo processo porta a risultati che pubblico altre volte questi lavori rimangono solo fra me ed il soggetto…non sempre le fotografie si fanno per gli altri.

D. Perché una persona  dovrebbe affidarti i suoi ricordi? Ossia poniamo l’esempio che ti propongano di  fotografare le nozze di una coppia. Il giorno più bello della loro vita, indimenticabile, dove ogni minimo errore potrebbe rovinare quel clima gioioso e di festa. Tu sai che devi immortalare  quei momenti unici cogliendone l’intensità. Ti senti sempre in grado di farlo?
R. Tutte le volte che ho fotografato degli sposi, non essendo professionista, ho avvisato i miei amici ( erano loro a chiedermi le foto ed io ho approfittato per risparmiare sul regalo ^_^ ) che avrei avuto un approccio all’evento di tipo reportage. In pratica avrei adottato anche per quel giorno il tipo di fotografia che mi piace fare. E’ l’unico modo che ho di “garantire” un risultato che sia all’altezza delle aspettative di tutti, me compreso. Il fatto di essere un cattolico praticante e conoscere quindi il rito Cristiano a mena dito mi è sempre risultato utile. Poi, l’errore è sempre dietro l’angolo ma con un pò di precauzione, una buona pianificazione e batterie buone in genere le cose vanno lisce. Mi domandi se mi sento in grado? Be, alla fine non ho mai avuto problemi e non credo ne avrò visto che per me sono eventi rari e legati alla richiesta di amici.

D. Oltre alla tua vena artistica nel campo della fotografia sei anche una persona di cuore , quanto  la tua sensibilità dunque, influisce sui tuoi lavori?
R. Domanda difficile. Difficile nel senso che non so se sono sensibile ne se ho una vena artistica. Il fatto che tu me lo domandi implica il fatto che tu pensi di si e la cosa mi fa sorridere. Io cerco momenti, sentimenti espressi in un attimo, sensazioni…questa è la ricerca che influenza quasi tutti i miei lavoro fotografici. Anche un panorama si potrebbe dire che ha un’anima a volte, pensate ad Ansel Adams. A proposito, tutti dovreste leggere almeno due dei suoi libri: Il Negativo e La Stampa.

D. A cosa ti dedichi nel tuo tempo libero?
R. Be, alla fotografia ma anche al Teatro ed alla famiglia. Ho un figlio di tre anni, Luca con il quale sto cercando di godermi ogni istante che la vita ci concederà di passare assieme. E questo vale anche per la mia splendida moglie, Deborah

D. Tra le varie nazioni visitate e fotografate quale porti nel tuo cuore e perché?
R. Sicuramente l’Australia alla quale riconosco il merito di aver fato riesplodere la passione per la fotografia ma anche l’Irlanda della quale consiglio a tutti “il giro completo”.

D. Un tuo sogno nel cassetto è… ?
R. Smettere di lavorare per fare quello che mi pare come e quando dico io. Ovvero tempo. Non voglio ne soldi ne fama, ma tempo. Il vero ricco dei nostri giorni è chi dispone di tempo.

D. Progetti futuri?
R. Ne ho almeno un paio ma non volendo a tutti i costi utilizzare modelle professioniste e implicando gli stessi qualche nudità, anzi trasparenze, ho un qualche problemino a reperire modelle disposte a mettersi in gioco. A proposito, tu che cosa fai sabato mattina Ilaria?

Ad Adolfo Trinca un grosso in bocca al lupo per la sua carriera artistica da parte di tutta la redazione.

Intervista realizzata da Ilaria Solazzo.

“Quando un’intervista vista l’ora è appena finita, una nuova intervista è appena iniziata. Un’intervista per amare, per sognare, per vivere…”

Materiale fornito a titolo completamente gratuito da Ilaria Solazzo e Adolfo Trinca per “Altroverso Magazine” ed “Altroverso Radio”.

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