marco spezzati_altroversoAutobiografia: Sono nato a Roma nel 1968 da genitori pugliesi trasferitisi a Roma. Mi sono diplomato come ragioniere ma non mi è mai balenato in mente neanche per un secondo di fare quella vita, troppo stretta, banale e insignificante. Ho impiegato parecchio tempo nella vita prima di ritrovarmi ma alla fine sto ricomponendo i pezzi di un puzzle e lo sto modificando per renderlo più bello ed interessante. Alla fine sono approdato prima come tecnico informatico e poi come specialista di rete Intenet, ma erano solo ponti di passaggio a quello che voglio realmente fare.

Intervista a Marco Spezzati

D. Come è nata in te questa passione per la fotografia? Quando hai iniziato ad appassionarti di fotografia?
R. La passione mi è stata trasmessa da mio padre, scattava con una Rolleiflex 6×6, gran macchina e sviluppavamo le foto a casa in camera oscura, per anni poi ho accantonato questa cosa meravigliosa e da quattro anni a questa parte sono ripartito con l’entusiasmo che avevo quando ero piccolo.

D. A che miti della fotografia prendi spunto? Qual è la tecnica che prediligi? Perché?
R. Amo in particolar modo due fotografi , uno è sud africano Rey Mangouta ha uno stile particolare per i ritratti che amo in particolar modo e l’altra una fotografa russa Elena Shumilova che fotografa soprattutto bambini, le sue foto sono emozionanti, sono pura poesia. Non prendo spunto da un’unica tecnica ma mi studio eventualmente la situazione che voglio realizzare

D. Quanto a tua opinione muta il ruolo del fotografo nella società odierna ? Mi riferisco in primis al passaggio dal rullino al digitale e alla semplicità di utilizzo di macchine fotografiche  professionali da parte di tutti  o quasi i soggetti, oltre ovviamente all’abbattimento dei costi.
R. Ovviamente con il passaggio al digitale i costi si sono notevolmente abbassati ed hai la possibilità di rivedere subito lo scatto e quindi eventualmente migliorarlo, però in questo modo si è persa l’emozione dello sviluppo del rullino, vedere nella vaschetta dell’acido comparire piano piano la foto ed emozionarsi.

D. Qual è il tuo scatto migliore? Cosa rappresenta per te? Che tecnica hai utilizzato? Cosa volevi sublimare nell’immagine? Qual’era la vera essenza?
R. Sono affezionato soprattutto ai ritratti. Lo scatto che mi è rimasto nel cuore era di una ragazza appoggiata sul bordo del fiume che fissava lo scorrere dell’acqua con uno sguardo malinconico, per riuscire ad immortalare quel momento senza farmi accorgere ho piazzato la reflex sotto un lampione ed ho scattato. L’essenza è fotografare l’anima di un soggetto.

D. Come dovrebbe iniziare un giovane che si appassiona di fotografia? Cosa dovrebbe fare? Quali sono le mosse giuste da seguire in questo mestiere? Quanto la crisi economica influisce?
R. Studiare e scattare , ristudiare e riscattare. Fare tantissima pratica, non si finisce mai di imparare. Internet è un ottimo veicolo di informazioni, specialmente nei forum dedicati alla fotografia, ed essere umili , imparare e trasmettere , praticamente un dare e avere. Per sfruttarlo poi a pieno dovrebbe frequentare una scuola di arte e fotografia e si ha la possibilità di affiancarsi ad altri fotografi.

D. Cos’è per te la fotografia? E Cosa non dovrebbe essere invece?
R. La fotografia è pure poesia, nel momento che scatto mi estraneo da tutto, sono solo io, la reflex, il paesaggio. Non dovrebbe essere invece il mezzo per speculare finirebbe l’essenza della stessa.

D. Quanto psicologicamente parlando, uno che svolge la tua professione , deve essere malleabile e riuscire a mettere a proprio agio la persona che si fotografa, cogliendone i tratti salienti?
R. Deve essere il punto di forza, devi essere un tutt’uno con la persona, solo in questo modo riesco ad ottenere lo scatto che sogno.

D. Perché una persona  dovrebbe affidarti i suoi ricordi? Ossia poniamo l’esempio che ti propongano di  fotografare le nozze di una coppia. Il giorno più bello della loro vita, indimenticabile, dove ogni minimo errore potrebbe rovinare quel clima gioioso e di festa. Tu sai che devi immortalare  quei momenti unici cogliendone l’intensità. Ti senti sempre in grado di farlo?
R. L’ansia c’è sempre quando devi immortalare un’ evento, e certe volte però ti torna amica e ti fa beccare quell’attimo e quell’emozione in più. Non mi sento quasi mai in grado di farlo, ma quelle sono le mie paure che cerco di vincere.

D. Oltre alla tua vena artistica nel campo della fotografia sei anche una persona di cuore , quanto  la tua sensibilità dunque, influisce sui tuoi lavori?
R. La sensibilità è tutto, influisce parecchio, ma proprio questo mi mette allegria nel farlo.

D. A cosa ti dedichi nel tuo tempo libero?
R. A qualsiasi cosa mi metta di buon’umore, al primo posto la fotografia.

D. Tra le varie nazioni visitate e fotografate quale porti nel tuo cuore e perché?
R. Starei una vita a raccontarle, ogni luogo, ogni posto visitato in questi anni ha in se’ qualcosa di unico e meraviglioso. Se proprio dovessi scegliere, punterei sulla valle della Loira.

D. Un tuo sogno nel cassetto è… ?
R. Uno solo? Io vivo di sogni. Realizzarmi in questo campo e migliorare sempre.

D. Progetti futuri?
R. Aprirmi uno studio fotografico mio.

A Marco Spezzati un grosso in bocca al lupo per la sua carriera artistica da parte di tutta la redazione.

Intervista realizzata da Ilaria Solazzo.

“Quando un’intervista vista l’ora è appena finita, una nuova intervista è appena iniziata. Un’intervista per amare, per sognare, per vivere…”

Materiale fornito a titolo completamente gratuito da Ilaria Solazzo e Marco Spezzati per “Altroverso Magazine” ed “Altroverso Radio”.

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