federico tocci foto_altroversoBiografia: Nato a Roma il 10/11/1972 conduce un’infanzia tranquilla essendo un bambino piuttosto introverso anche se da sempre amante della compagnia. A scuola non brilla, sempre molto più propenso a fare battute al compagno di banco che a sentire la lezione. Compagni di scuola che sono stati il suo primo pubblico quando a ricreazione si lanciava in improbabili imitazioni dei professori, battute, barzellette e quant’altro. Lascia gli studi dopo il primo anno di superiori quando riesce a “bucare” 9 materie su 11. Quel sant’uomo di mio padre, che purtroppo ho perso nel 2011 e del quale sento una lancinante mancanza, decise di mandarmi a lavorare e, da allora, ho fatto di tutto: Dal facchino, al barista dalle consegne col motorino al garzone di bottega in un negozio di alimentari. Un anno e mezzo di tempo e ricomincia studiare. Dopo un percorso di recupero forzato riesce a prendere il diploma di geometra nel 1992 all’età di vent’anni. Un anno sabbatico, il militare e poi comincia il suo percorso formativo che lo ha portato fino ad oggi, padre di due meravigliosi bambini (Andrea 11 e Alice8) che fra pochissimo non lo saranno più.

“Altroverso Magazine” ha ospitato oggi nel suo salotto virtuale l’attore Federico Tocci per scoprire come sia nato il suo amore per la recitazione, il rapporto con i fans e qualche anticipazione sui suoi progetti futuri.

Intervista

D. Come ti sei avvicinato al mondo della recitazione?
R. Tramite il faticosissimo mondo dell’animazione. In particolare fu “colpa” di una persona precisa, un attore che risponde al nome di Claudio Gnomus… allora era il direttore artistico della mia prima equipe d’animazione. Un giorno, preoccupato per la messinscena di uno sketch di cabaret, gli dissi: “Claudio io però non ho provato!” e lui mi rispose: “Tu non hai bisogno di provare, tu sei un attore nato”. C’ho creduto ed eccomi qua.

D. Hai lavorato molto in teatro, anche se il piccolo schermo ti ha ospitato spesso per alcuni parti nelle maggiori fiction italiane. Cosa pensi degli attori che snobbano la televisione?
R. Penso che la qualità del lavoro negli ultimi 6 o 7 anni si sia talmente depauperata che non credo esista più questa categoria di colleghi. Io per carattere non ho snobbato mai nulla. Quei pochi no che ho detto, alcuni anche a persone sbagliate (lavorerei di più altrimenti) erano tutti motivati da mancanza di contenuti. E poi ho sempre pensato che un buon attore debba saper far tutto ciò che riguarda il proprio lavoro… dallo speakeraggio al doppiaggio al cinema, la televisione… tutto.

D. C’è una fiction in particolare di cui avresti voluto ricoprire il ruolo di protagonista?
R. Il prodotto più efficace degli ultimi anni è stato senz’altro “Boris” prodotto dalla Wilder per Fox, forse perché vivevo esattamente quell’ambiente… m’ha sempre fatto impazzire. Senza scomodare le serie d’oltreoceano che stanno su un altro pianeta.

D. Sei un volto noto in TV, non si contano le fiction in cui sei presente, da “Codice rosso” a “Medicina generale”… e non solo. A quale di queste sei più legato e perché? Come mai secondo te piaci così tanto sul piccolo schermo?
R. Mha!!?? che piaccio sul piccolo schermo lo stai dicendo tu che mi vuoi bene. Cerco semplicemente di dare una verità tangibile ai miei personaggi. Una verità che si possa rivedere nel panettiere sotto casa… una quotidianità che mi avvicini il più possibile a chi guarda, ma soprattutto ascolta… ed è anche la cosa divertente di questo che altro non è che un gioco, il più bello del mondo.

D. Che ricordi conservi inerenti il tuo lavoro nella sit-com italiana “7 vite” trasmessa da Raidue? Parlaci un pò del regista. Com’è stato vederlo all’opera? E’ il tipo di regista che permette al cast di sperimentare o aiuta gli attori nelle loro interpretazioni?
R. I tempi televisivi, così come quelli cinematografici sono particolari, fatti di lunghissime attese in camerino… poi, quando viene il tuo turno, si consuma tutto molto rapidamente. Non ho un ricordo chiarissimo del regista che mi sembra però fosse una donna. Mi ricordo un ambiente rilassato grazie anche alla presenza della mia ex “compagna di Squadra” Michela Andreozzi, una delle migliori attrici che abbiamo in Italia.

D. Conosciuto principalmente dai fans per aver ricoperto il ruolo dell’ispettore di Polizia Walter Battiston nella serie televisiva “La squadra”, che rapporto hai con loro?
R. C’è solo una parola. MERAVIGLIOSO!!! Sono inondato da un affetto per quel personaggio senza eguali. Non credo potrà mai arrivarne uno a sostituirlo nell’affetto della gente. E’ indubitatamente il personaggio della mia vita, per quello che m’ha dato sotto tutti i punti di vista… primo fra tutti la possibilità di conoscere quella santa che mi sopporta da ormai quasi 12 anni. Mia moglie Grazia.

D. Parliamo del tuo personaggio Walter Battiston. Ci racconti di lui? Che carattere ha? Quali sono i suoi ideali? E come hai lavorato per costruirlo? Com’è stato seguire la maturazione del tuo personaggio?
R. E’ forte Battiston. Io e lui siamo agli antipodi. Walter è un settentrionale tutto d’un pezzo che vive per il rispetto delle regole e della legalità… oddio io non sono un delinquente ma lui è perfettino. Nel primo episodio il mio personaggio se la prendeva addirittura con un parcheggiatore abusivo (un meraviglioso Salvatore Misticone)… roba che se a Napoli te la cominci a prendere con i parcheggiatori abusivi e quando la finisci… ecco, a questo, la mia elasticità sarebbe potuta arrivare. Battiston non ha elasticità, una cosa se è bianca è bianca… e punto. E la cosa interessante è stata proprio farlo crescere, maturare… (in questo sono stato magistralmente aiutato dagli autori, i primi capeggiati da Massimo Martella e successivamente da Donatella Diamanti), renderlo partecipe, giorno dopo giorno di quella quotidianità di cui sopra…che ti porta a vivere tutto molto più tranquillamente… altrimenti Napoli, con la sua folle bellezza, ti manda al manicomio.

D. Il cast de “La squadra” è molto ricco e variegato. Come ti sei trovato con il resto dei colleghi? Vuoi raccontarci di quelli di loro con i quali hai lavorato più a stretto contatto?
R. Si bhè…in quasi dieci anni di telefilm (come lo chiamavo io) credo d’aver lavorato con la quasi totalità degli attori Napoletani. Era un prodotto che impiegava circa 150 guest a serie. Tra i protagonisti c’era un clima stupendo. Quello con cui ho letteralmente convissuto per anni è quel mattacchione di Tony Sperandeo, un personaggio non sempre facile da gestire, ma dotato di grandissima generosità sia umana che professionale.

D. Raccontaci un po’ della fase di lavorazione. Com’era l’aria sul set? C’è qualche aneddoto che ti va di raccontarci?
R. Parola d’ordine: “Farla presto e farla bene”. Oppure, secondo alcuni… “Se non la sai salla!!!”. Dopo un pò s’era acquisita una tale dimestichezza che pur rimanendo in tempi strettissimi riuscivamo comunque a divertirci un mondo.

D. A Roma a teatro nel mese di dicembre del 2013 sei stato in scena con una commedia scritta da tuo fratello l’artista Gianluca Tocci, che rapporto hai con lui? Nella commedia “DUE più UNO” quanto di te c’era nel personaggio da te interpretato?
R. Innanzitutto posso già dirti che la riprenderemo la prossima stagione, lo porteremo al teatro de Servi, ma non so ancora bene in che periodo. Fai bene a definirlo un’artista, mio fratello. Gianluca è da sempre l’Artista della famiglia, (è stato per seguire le sue tracce che sono incappato nella mia prima stagione d’animazione che ha dato il “la” alla mia carriera artistica)… un eclettico vero… un ottimo musicista. Ha gestito per anni uno studio di registrazione in Prati dove sono passati fior di cantanti, da Pino Daniele ai Tiromancino, da Mike Francis a Nada. Solo negli ultimi sei anni ha scritto 7/8 commedie, alcune delle quali musicali con canzoni sue. Siamo diversi ma ci vogliamo bene. Così come siamo diversi ma ci vogliamo bene io ed Enzo Mentani… e cito immediatamente i miei straordinari compagni di viaggio: Alessandra Della Guardia, la mia nevrotica Luna – Maria Vittoria Argenti, la splendida e conturbante Giulia e menzione speciale per un immenso e divertentissimo Urbano Lione nella parte dello sgangherato ginecologo dott. Ugo Polline… intelletto rubato alla poesia… e dicevo, siamo distanti semplicemente, perché la commedia tratta di un dramma, di fatto, che diventa commedia, come spesso accade, quando se ne esasperano i tratti, che è quello di non riuscire a concepire un figlio. Problema che io non ho mai avuto fortunatamente (nel mio caso 2 tiri due centri). Molto più isterico e schematico… non a caso fa lo sviluppatore di sistemi informatici ad altissimo livello. Uno spettacolo divertentissimo che consiglio a tutti di venire a vedere.

D. Sei stato anche il protagonista dello spot “Brancamenta”, era la tua prima volta in ambito pubblicitario? Quanti giorni ha richiesto il regista sul set? Dove è stato girato? Ci racconti qualche curiosità legata a quell’avventura?
R. Bellissima esperienza. Lo abbiamo girato tutto in uno studio di Milano, (dove peraltro sono tornato recentemente per la presentazione del palinsesto di Fox…UpFront 2014) nel quale avevano ricostruito perfettamente la banchisa polare. Fui particolarmente colpito dalla cura e l’attenzione ai particolari. Ricordo queste sette bottiglie di prodotto in fila su di un tavolo ed un ragazzo la cui mansione era quella di spolverarle e lucidarle ogni 10 minuti; nella storia questi tre dispersi venivano recuperati da un elicottero che noi ovviamente non abbiamo visto perché erano tra le prime riprese fatte con l’ausilio del green ground (o Blue back) e il sole, che spuntava dopo la tormenta era riprodotto da un faro di una grandezza mai più vista che era praticamente il sole… potevo sentire lo stesso calore sulla pelle, la stessa saturazione di luce negli occhi… un’esperienza fichissima.

D. Hai un hobby? Cosa fai quando non sei impegnato con il lavoro?
R. Sono un pantofolaio di una pigrizia proverbiale. Adoro stare a casa nei giorni di pioggia. Diciamo che il mio hobby preferito sono i miei figli… giocare, parlare, leggere, raccontare… sono pieni di vita… faccio cose e vedo gente e luoghi con loro e con la mia bella. Da cui alla prossima domanda.

D. Sei sposato da anni con una bella donna ed hai due figli splendidi. L’importanza della famiglia in un lavoro come il tuo, perenne giramondo?
R. Non ho rimpianti e amo la mia famiglia più di ogni altra cosa al mondo ma non posso certo dire che avere una famiglia ti faciliti in qualche modo…anzi. Questo lavoro così come una famiglia ha bisogno di tempo, dedizione… bisognerebbe star fuori quasi tutte le sere e quando hai due bambini che reclamano la tua presenza non è sempre facile. Ma tutto si può fare… basta organizzarsi. Io il mondo, francamente, non l’ho girato molto.

D. Hai un sogno alto, anche qualcosa di apparentemente impossibile? Spara alto, altrimenti non vale!
R. Si ce l’ho un sogno ed è quello di scrivere e realizzare il mio film… una storia sulla quale rimugino da tempo e che probabilmente non vedrà mai la luce ma io continuo a sperarci, se no che sogno sarebbe.

D. Cosa ti auguri per il tuo futuro artistico?
R. Un posto fisso in banca?! Scherzo. Mi piacerebbe fare più cinema…i n qualcosa di divertente. Per il resto mi auguro solo serenità e salute per le persone che amo.

A Federico Tocci un grosso in bocca al lupo per la sua carriera artistica da parte di tutta la redazione.

Intervista realizzata da Ilaria Solazzo.

“Quando un’intervista vista l’ora è appena finita, una nuova intervista è appena iniziata. Un’intervista per amare, per sognare, per vivere…”

Materiale fornito a titolo completamente gratuito da Ilaria Solazzo e Federico Tocci per “Altroverso Magazine” ed “Altroverso Radio”.

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