Elio Pagano _altroverso

 

Elio Pagano nasce il 21 dicembre 1981 a Mazzarino, un piccolo comune dell’entroterra siciliano, da Rocco Pagano e Pina Galati.
Ben presto rivela le sue doti creative e già all’età di 9 anni scrive brevi sceneggiature, ma in poco tempo questa precoce infatuazione per il cinema si affievolisce e negli anni successivi si dedica intensamente ad altre forme d’arte, tra cui la pittura e la scultura.
Incoraggiato dalla madre, nel 1995 entra a far parte della banda musicale della sua cittadina, è qui che nasce una forte attrazione per la musica e soprattutto per la tromba.
Si iscrive così al conservatorio e negli anni successivi suona in tutta la Sicilia come turnista in vari gruppi sinfonici, orchestre di fiati e con la sua band ska/reggae per la quale, oltre a suonare, compone. Dal 2004 al 2006 si stabilisce a Catania, dove prosegue i suoi studi orientandosi verso la musica jazz.
Dopo essersi ristabilito a Mazzarino, decide di avvicinarsi al mondo del doppiaggio e nel 2009 si trasferisce a Roma. Qui frequenta corsi di doppiaggio e di recitazione, ed è così che riaffiora la sua grande passione per il cinema. Intanto familiarizza con il palcoscenico e nel 2010 interpreta Lloyd Dallas, il protagonista della celebre commedia Rumori fuori scena di Michael Frayn, per la regia di Francesco Proietti.
Nonostante il successo a teatro si manifesta in lui una forte predilezione per il cinema. Conosce così il regista Francesco D’Ignazio con il quale nasce un vero e proprio sodalizio artistico. Studia e collabora con lui, intraprendendo un percorso specifico per la recitazione davanti la macchina da presa. Durante questo periodo gira numerosi cortometraggi, spot pubblicitari e videoclip musicali.
Nel 2011 interpreta Nicola Pianta, un cuoco che deve fare i conti col suo passato da delinquente, protagonista del cortometraggio poliziesco/sci-fi Manlocker, realizzato per il “48 Hour Film Project”. Nell’agosto dello stesso anno fa parte del cast di White Gun, dove si confronta con il genere “azione” interpretando Rosario, un sicario della mafia tornato in Italia dopo un lungo esilio negli Stati Uniti. Nel 2012, per la regia di Francesco D’Ignazio, recita al fianco di Pietro De Silva ne La Marchetta, una commedia grottesca che riscuote molto successo tra il pubblico, arrivando in finale in molti festival internazionali e vincendo vari premi, tra cui “Miglior Film” al “Festival Nazionale Videocorto Nettuno”.
Sempre nel 2012 lavora con Souleymane Sow in Liberi di scegliere, un cortometraggio che mette in risalto le problematiche sull’integrazione umana. La collaborazione con D’Ignazio si rinnova l’anno successivo con Mimì e le altre, dove Pagano, nuovamente al fianco di De Silva e con Federico Tocci, si ritrova nei panni di uno scrittore siciliano alcolista che vorrebbe ripercorrere le orme di Hemingway. Anche quest’ultima commedia riscuote molto successo e arriva, tra gli altri, finalista al “Rome Indipendent Film Fest”. Nel settembre del 2013 conosce una delle sue figure di riferimento nel campo della recitazione, la celebre Ivana Chubbuck, acting coach di molte star di Hollywood, tra cui Brad Pitt e Charlize Theron, incontro che accrescerà ulteriormente il suo desiderio di recitare. Nel 2014 i suoi lavori si moltiplicano e oltre a recitare in diversi spot pubblicitari a diffusione nazionale, prende parte ai cortometraggi Blind e Fire, entrambi diretti da Saùl Espinoza.
Adesso è in uscita l’ultimo cortometraggio dell’ormai consolidata collaborazione con D’Ignazio, si intitolerà Il Fagiano, questa volta una commedia fuori dagli schemi, grottesca ma d’avanguardia. E sempre per la stessa regia è in fase di preparazione La banda dei rosiconi, una riflessione sul male di vivere dei giorni nostri, in chiave leggera e divertente.

Elio Pagano – Showreel 2013

Nell’intervista di oggi facciamo quattro chiacchiere con l’attore Elio Pagano che ci racconta qualcosa di se e del suo lavoro.

D. Quando hai capito di voler diventare un attore? E a chi ti sei ispirato?
R. Avevo voglia di fare qualcosa di nuovo e di punto in bianco mi sono iscritto a un corso di doppiaggio. Alla prima lezione ho capito che la difficoltà del doppiaggio non è solo andare a sinc con il labiale dell’attore che doppi, ma riuscire a dare le sue stesse intenzioni ed emozioni, facendo aderire perfettamente la tua voce con la sua interpretazione. Quindi mi è sembrato d’obbligo cominciare dalla base: la recitazione. Man mano mi rendevo sempre più conto che mi dava emozioni più forti e mi appagava di più “essere il personaggio” in tutte le sue sfaccettature e non solo la sua voce. Così ho intrapreso un percorso di studio più consistente, ispirandomi al celebre attore britannico Michael Caine e al suo modo, poco enfatico e non artefatto, di concepire la recitazione, ricercando sempre la verità del personaggio e delle sue emozioni.

D. A volte, incontrare attori come te riserva tante sorprese: non solo carisma e simpatia, ma anche tanta professionalità. Oggi quasi tutti i giovani cercano disperatamente un lavoro fisso. Tu invece hai scelto di essere un libero professionista. In questi anni hai dovuto lottare contro qualcuno che avrebbe preferito per te un lavoro normale e più sicuro?
R. Innanzitutto ti ringrazio per tutti questi complimenti, sto per arrossire. Questa è una domanda importante. Per fortuna la mia famiglia non mi ha mai ostacolato nelle scelte artistiche, anzi mi ha sempre sostenuto, ma in realtà più che con qualcuno ho dovuto lottare, come tanti altri, con qualcosa di ben più grosso: la società e il sistema che non sembrano così favorevoli a un’evoluzione dell’arte. Mi riferisco ai prezzi stratosferici delle scuole di recitazione o al fatto che non ci siano agevolazioni adeguate per chi vuole intraprendere questo tipo di carriera, oppure ai tagli sempre più frequenti alla cultura. Sono parecchie le cose che si potrebbero fare in tal senso, ma a quanto pare ci troviamo in un momento di involuzione.

D. Hai lavorato a teatro nel luglio 2010 in “Rumori fuori scena”. Che consigli o ordini di recitazione ti dava Francesco Proietti?
R. Proietti dava all’attore un ampio respiro. Quando interpretai Lloyd Dallas, protagonista della commedia di Michael Frayn, che tra l’altro il mio insegnante virtuale Caine interpretò nella versione cinematografica del 1992, feci un lavoro molto accurato sul personaggio che combaciava con l’idea di Proietti, quindi più che ordini mi diede dei consigli atti a far immergere il pubblico più nello spettacolo.

D. Nel luglio del 2013 hai recitato al fianco di Pietro De Silva e Federico Tocci nel cortometraggio “Mimì e le altre” di Francesco D’Ignazio, che ricordi conservi di quell’esperienza sul set?
R.Un caldo pazzesco! A parte gli scherzi, è stata un’esperienza indimenticabile. Essendo luglio e trovandoci in una specie di bunker seminterrato, è stato veramente faticoso, ma nonostante ciò siamo riusciti a girarlo in soli 2 giorni, grazie alla preparazione tecnica e allo studio scrupoloso in pre-produzione di Francesco D’Ignazio, che ha saputo dirigere gli attori splendidamente. De Silva, che dire…un treno irrefrenabile. Avevo già lavorato con lui l’anno prima in “La marchetta”, quindi conoscevo bene le sue capacità e la sua voglia di scherzare che ti fa vivere il set senza preoccupazioni… è sempre un piacere vederlo all’opera. Era la prima volta che lavoravo con Tocci, anche lui un bravissimo attore, simpaticissimo e con molta esperienza, si vedeva da come riusciva a cogliere al volo i suggerimenti del regista e dalla professionalità con cui si approcciava alla macchina da presa, senza mai peccare di presunzione.

D. Tra i tuoi colleghi quali ricordi con maggiore affetto? Perché?
R. Appena mi sono trasferito a Roma ho avuto la fortuna di incontrare un gruppo di attori, con cui ho lavorato, veramente affiatato. Tra loro c’era l’attrice di teatro Daniela Gentile, che mi ha sostenuto in svariati momenti di crisi e che ha fatto sì che io proseguissi il mio viaggio nella recitazione.

D. E’ vero quanto dicono molti tuoi colleghi attori che per conservare il successo bisogna rimanere sempre inquieti?
R. Non penso proprio, anche se in realtà io sono molto inquieto… ma non lo sono per scelta o perché mi sono detto che sia necessario per il successo.

D. Chi sono i tuoi registi preferiti? Qualcuno di loro ha influenzato in modo particolare la tua formazione?
R. Il regista che mi ha influenzato maggiormente, soprattutto agli inizi, è John Cassavetes con la sua predilezione per il realismo e l’improvvisazione. Oltre a Cassavetes tra i miei registi preferiti ci sono certamente: Ingmar Bergman, Stanley Kubrick, Francis Ford Coppola, Martin Scorsese, Brian De Palma, Michael Haneke, Roman Polanski, J. e E. Coen, Quentin Tarantino, Federico Fellini ed Ettore Scola.

D. L’attore americano che stimi maggiormente è… ? Invece tra gli Artisti italiani a chi ti ispiri? Come mai?
R. Sinceramente non saprei darti un singolo nome. Tra quelli che apprezzo di più ci sono le star del cinema: Al Pacino, Robert De Niro, Jack Nicholson, Kevin Speacy, Tom Hanks, anche se ultimamente ho una predilezione per Leonardo Di Caprio, che si è fatto strada tra i grandi in maniera magistrale.
Durante la mia formazione ho avuto la fortuna di confrontarmi con le interpretazioni dei grandi attori della commedia all’italiana, sicuramente tra quelli a cui mi ispiro ci sono Sordi, Mastroianni, Tognazzi e Manfredi, dei veri e propri maestri della recitazione.

D. C’è qualcosa che non ripeteresti nella tua carriera? Ci racconti un aneddoto divertente che ti è capitato dagli esordi ad oggi?
R. Non ci sono nella mia carriera cose che non ripeterei, perché anche l’esperienza più insignificante può servire ad insegnarti qualcosa. Dopo questa introduzione filosofica potrei raccontarvi una miriade di aneddoti divertenti, ma mi soffermo su uno in particolare, anche perché è uno dei più recenti: mi trovavo sul set de “Il Fagiano”, eravamo ai costumi e dovevamo trasferirci in un’altra location. Dato che stavamo per girare ho pensato che il cellulare non mi sarebbe più servito e sono andato alla toilette per gli ultimi accorgimenti al costume. Arrivati alla nuova location i tecnici preparano il set, gli attori si mettono in posizione e tutti, regista compreso, cominciano a chiedersi: “Ma Elio? Dov’è Elio?”. Mi avevano chiuso a chiave dall’esterno nella dependance dove si trovava la toilette. Appena mi sono accorto di questo piccolo problema e del fatto che non avevo modo di contattarli e soprattutto che le finestre erano sbarrate con le grate di ferro, ho pensato “inizia bene sto Fagiano” e scoppiando a ridere mi sono chiesto: “ Lo capiranno mai dove mi trovo?”. Circa venti minuti dopo, mentre mi adoperavo ad aprire la porta alla Mac Gyver, quindi senza un attrezzo utile, sento arrivare il “liberatore” e finalmente, dopo un’ora di ritardo sulla tabella di marcia, iniziamo a girare.

D. Competizioni che tu hai vissuto durante la tua crescita professionale?
R. In realtà è una battaglia continua in questo mestiere. A partire dai colleghi durante la formazione… poi i provini, i casting director, i registi, i produttori, i festival…chi si ferma è perduto!

D. Cosa ti fa incazzare del mondo dello spettacolo? Cosa, invece, ti dà soddisfazione?
R. Senza ombra di dubbio non tollero l’ingiustizia e il fatto che vengano date pochissime occasioni a chi merita. D’altro canto vedere lo spettatore che pende dalle tue labbra e che non vede l’ora che inizi la tua performance è un’emozione indescrivibile.

D. Che consiglio daresti a coloro che intendono intraprendere una carriera nel tuo stesso campo?
R. Perseveranza, tenacia, pazienza e molto studio.
Non fatevi ingannare da quelli che dicono “Quell’attore è un talento naturale, non ha bisogno nemmeno di studiare”, perché l’attore meno talentuoso, ma con la giusta sensibilità, un po’ di intelligenza, tanta tenacia e dedizione, arriverà molto più in alto di chi ha talento ma non studia.

D. Potresti parlarci di qualche progetto futuro che hai in mente o a cui stai già lavorando?
R. A breve sarò il protagonista di “Rayana”, un film di Vincent Navarra. Interpreterò un giornalista che, stanco di continuare a scrivere i soliti articoli di cronaca, si trasferisce in Sicilia per scrivere un romanzo che narra storie di vita vissuta. Il film racconterà una storia molto coinvolgente che si svolgerà parallelamente in due epoche diverse, il 1943-1948 e il 1986.

D. Il tuo sogno nel cassetto è… ?
R. Avere un cassetto più grande, perché il mio sogno è troppo grande per entrare in un cassetto normale. Spero che non l’abbia già detto qualcun altro…

Ad Elio Pagano un grosso in bocca al lupo per la sua carriera artistica da parte di tutta la redazione.

Intervista realizzata da Ilaria Solazzo.

Materiale fornito a titolo completamente gratuito da Ilaria Solazzo ed Elio Pagano per “Altroverso Magazine” ed “Altroverso Radio”.

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