pietro piacenti altroversoBiografia: Nato ad Ambato (Ecuador) 41 anni fa, adotatto da giovanissimo da genitori italiani, vive e lavora in Italia. Appassionato da sempre di arte, grafica e fotografia, dopo la laurea in giurisprudenza con il massimo dei voti, ha preferito lavorare nel modo che più lo appassionava. La grafica e la fotografia. Facendo corsi su corsi ed esperimenti su esperimenti. Il suo motto preferito? Di strada ne ho fatta tanta ma ancora non ho consumato le suole ed ogni giorno è un giorno per imparare sempre qualcosa di nuovo.

Intervista a Pietro Piacenti

D. Come è nata in te questa passione per la fotografia? Quando hai iniziato ad appassionarti di fotografia?
R. Ciao, innanzitutto grazie di questa intervista. Sono ormai 10 anni che mi occupo di fotografia. Nasco grafico e webdesigner… il tutto è nato con i copyright sulle foto. Prima per fare un sito si prendevano foto dal web ed erano tutte uguali, cosi ho deciso di fare dei corsi di fotografia per poter arrichire i siti che realizzavo con foto mie.

D. A che miti della fotografia prendi spunto? Qual è la tecnica che prediligi? Perché?
R. I miei preferiti sono David Lachapelle, Jean-Baptiste Mondino, Enrique Badulescu, Steven Meisel, Giovanni Gastel, Nick Knight, Oliviero Toscani, Marino Parisotto e poi tanti tanti altri ancora. Non c’è una tecnica che preferisco, mi piace il bello, il particolare. Amo quello che mi emoziona, perché la fotografia oltre che tecnica e bravura è emozione. Ti emoziona una foto piena di colore come una foto in bianco e nero. Quando è bella, è bella.

D. Quanto a tua opinione muta il ruolo del fotografo nella società odierna ? Mi riferisco in primis al passaggio dal rullino al digitale e alla semplicità di utilizzo di macchine fotografiche  professionali da parte di tutti  o quasi i soggetti, oltre ovviamente all’abbattimento dei costi.
R. Purtroppo devo dire che il ruolo del fotografo negli ultimi anni è cambiato moltissimo e questo passaggio dal rullino al digitale non è che sia stato di aiuto a chi fa questo come mestiere e non come passione. Nonostante io sia figlio del digitale, della tecnologia, comunque, devo dire sta rovinando il settore. Dà l’opportunità a molti talenti di uscire fuori, persone che prima, forse, non si sarebbero avvicinati al mondo della fotografia… ma è anche vero che chi fa questo lavoro in modo professionale impiega il triplo del tempo per farsi notare. Meglio cambiare subito domanda altrimenti divento polemico… 😀

D. Qual è il tuo scatto migliore? Cosa rappresenta per te? Che tecnica hai utilizzato? Cosa volevi sublimare nell’immagine? Qual’era la vera essenza?
R. Non credo di avere uno scatto migliore, ma credo di avere tanti buoni scatti. Lo scatto, la fotografia è fatta come dicevo di emozione, di un buon feeling con quello che ti circonda e con le persone che collaborano con te per quello scatto. Cerco nelle mie immagini di sublimare il tempo che passa in un momento non più riproducibile nella stessa identica maniera, ma che faccia dire alla gente… questa foto sembra viva e non avrà mai tempo definito.

D. Come dovrebbe iniziare un giovane che si appassiona di fotografia? Cosa dovrebbe fare? Quali sono le mosse giuste da seguire in questo mestiere? Quanto la crisi economica influisce?
R. Quello che dico io ad un giovane? In questo lavoro ci vuole umiltà nel voler imparare da più persone che fanno questo come lavoro. Ci sono tanti corsi validi che portano le persone a fare poi questo come mestiere. Passione? Sempre, ma in ogni cosa che si fa, perché solo con quella le cose si fanno bene e con dedizione. La crisi economica influisce molto, ma non scordiamo che la crisi economica la facciamo anche noi o chi si improvvisa in questo mestiere. C’è gente che è disposta a lavorare gratis e quindi uccide il mondo economico della fotografia dopo che i professionisti hanno passato tempo negli studi, nei corsi e soldi in attrezzature professionali e soprattutto pagano le tasse… ma meglio cambiare discorso, mi porterei dietro una mole di polemiche.

D. Cos’è per te la fotografia? E Cosa non dovrebbe essere invece?
R. La fotografia oltre che passione per me è lavoro. Non dovrebbe essere tante cose, ma tante.

D. Quanto psicologicamente parlando, uno che svolge la tua professione , deve essere malleabile e riuscire a mettere a proprio agio la persona che si fotografa, cogliendone i tratti salienti?
R. Bhe interagire con chi sta davanti a te nella macchina, capirne la psicologia. Io dico sempre: “la fotografia è fatta di, un bravo fotografo, un team che lavora con discrezione e professionalità, un modello o una modella che abbia voglia di giocare”, perchè la bellezza da sola non basta. La foto è fatta di intensità, di emozioni che sa richiedere il fotografo, ma che sa esprimere anche la persona che viene immortalata. Insomma bisogna sapersi divertire insieme professionalmente.

D. Perché una persona  dovrebbe affidarti i suoi ricordi? Ossia poniamo l’esempio che ti propongano di  fotografare le nozze di una coppia. Il giorno più bello della loro vita, indimenticabile, dove ogni minimo errore potrebbe rovinare quel clima gioioso e di festa. Tu sai che devi immortalare  quei momenti unici cogliendone l’intensità. Ti senti sempre in grado di farlo?
R. Faccio anche foto per matrimoni. Ormai penso di essere diventato ripetitivo, ma spero di no. Passione. Io, nei miei scatti qualsiasi essi siano, metto passione per tirare fuori quella lacrimuccia. Il matrimonio è uno dei giorni più importanti per due persone e quindi quando uno prende l’incarico di un matrimonio sa che deve essere coscenzioso nel dire: “So di non sbagliarlo”. Il matrimonio e le sue foto sono quelle cose che non si possono ripetere due volte. O lo sai fare o meglio che non ti cimenti. Conosco storie di matrimoni bucati, (bucati significa rovinati), per colpa di fotografi improvvisati. Ma qui devo fare un appunto anche a chi si sposa, è vero che il periodo è di crisi, ma spenderesti soldi per fare una gara in formula 1 con una 500? Il matrimonio si ricorda perché si immortala proprio nelle foto e nel filmino che sono l’unico ricordo che rimane. Meglio avere un bel ricordo con la lacrimuccia mentre si guardano le foto o fotoalbum con foto che non fareste vedere nemmeno al peggior nemico?

D. Oltre alla tua vena artistica nel campo della fotografia sei anche una persona di cuore , quanto  la tua sensibilità dunque, influisce sui tuoi lavori?
R. Direi moltissimo, proprio per l’amore che metto nel mio lavoro. Prima di lavorare ad una foto , di pubblicarla, devo innamorami di quello scatto.

D. A cosa ti dedichi nel tuo tempo libero?
R. Mi dedico a studiare, a sperimentare. Ma soprattutto mi dedico alla mia compagna ed a mia figlia che anche se solo di un mese ha già un book di foto infinite.

D. Tra le varie nazioni visitate e fotografate quale porti nel tuo cuore e perché?
R. Mi porto lo Sri Lanka, il Messico, l’India. Ma non la loro parte commerciale che non amo mai visitare… l’entroterra e la parte più umana e più viva di quei posti. Forse si, ricollegandomi ad una tua domanda posso dire che il mio scatto migliore è stato effettuato per una foto di reportage in una nazione estera.

D. Un tuo sogno nel cassetto è… ?
R. Bhe diventare come uno dei miti della fotografia.

D. Progetti futuri?
R. C’è un progetto grosso e ambizioso, ma ancora non posso parlarne; spero di avervi come ospiti quando faremo la presentazione. Grazie ancora per questa piacevole intervista e continuate a seguirmi, sicurmente ne vedrete delle belle.

A Pietro Piacenti un grosso in bocca al lupo per la sua carriera artistica da parte di tutta la redazione.

Intervista realizzata da Ilaria Solazzo.

“Quando un’intervista vista l’ora è appena finita, una nuova intervista è appena iniziata. Un’intervista per amare, per sognare, per vivere…”

Materiale fornito a titolo completamente gratuito da Ilaria Solazzo e Pietro Piacenti per “Altroverso Magazine” ed “Altroverso Radio”.

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